giovedì 11 ottobre 2012

La presenza di livelli eccessivi di CO2 “frantuma” i ghiacciai



CAMBRIDGE (Massachusetts) - La presenza di livelli eccessivi di CO2 nell'atmosfera potrebbe avere un effetto diretto sui ghiacciai: è quanto risulta da uno studio del Mit, secondo il quale la resistenza del ghiaccio decresce con l'aumento del tasso di concentrazione dell'anidride carbonica, il che facilita la comparsa di fratture e la frammentazione.
Come spiega il sito Science Daily, ghiacciai e calotte polari coprono il 7% della superficie terrestre e sono responsabili della riflessione dell'80% della radiazione solare che raggiunge la Terra, oltre a costituire un "pozzo" naturale per il carbonio.
A causare la minore resistenza del ghiaccio è l'indebolimento del legame idrogeno fra le molecole di acqua alle quali il CO2 cerca di legarsi per poi "migrare" verso un estremo della frattura, allargandola.  I ricercatori del Massachusetts Institute for Technology hanno dimostrato che la resistenza del materiale e la resistenza alla frattura di ghiaccio sono diminuiti in modo significativo in un aumento della concentrazione di CO 2 molecole, rendendo le calotte polari e ghiacciai più vulnerabili alla fessurazione e alla divisione in pezzi, come si è visto di recente, quando un enorme crepa nel ghiacciaio di Pine Island in Antartide ha generato un ghiacciaio delle dimensioni di Berlino.
"Se calotte polari e ghiacciai dovessero continuare ad incrinarsi e a rompersi in mille pezzi, la loro superficie esposta all'aria aumenterebbe notevolmente, il che potrebbe portare a un rapido scioglimento e a un’area di copertura molto ridotta sulla Terra. Le conseguenze di tali cambiamenti restano da esplorare da parte degli esperti, ma potrebbero contribuire a cambiamenti del clima globale ", ha detto l'autore principale dello studio, il professor Markus Buehler.

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