venerdì 5 ottobre 2012

Allarme Greenpeace: 34 centrali nucleari pericolose da chiudere (5 a ridosso dell’Italia)


LONDRA - Allarme di  Greenpeace: 34 reattori nucleari, dislocati in 13 centrali europee, devono essere chiusi immediatamente. Perché, al di là dell’invecchiamento strutturale o dell’inadeguatezza dei sistemi d’emergenza, potrebbero finire al centro di inondazioni, eventi climatici estremi o si trovano in zone sismiche. Una tesi che cozza con gli esiti dei tanti contestati stress test condotti dall’ Unione Europea sui 145 reattori presenti nel Vecchio Continente: secondo le verifiche volute da Bruxelles dopo il disastro di Fukushima e a dire degli ambientalisti troppo morbide, “ le centrali nucleari in Europa hanno standard di sicurezza generalmente elevati”. Salvo poi aggiungere che “ si raccomandano ulteriori miglioramenti nelle misure di quasi tutti gli impianti”. 
Non che l’Ue, pur nel contesto di una valutazione molto sibillina, non abbia proposto delle contromisure puntuali. Per esempio, gli strumenti di misura e allerta di possibili terremoti dovrebbero essere installati o migliorati in 121 reattori. E ancora: 81 non hanno luoghi sicuri dove porre le apparecchiature per fare fronte a gravi incidenti. Altri 32 impianti non sono ancora equipaggiati con sistemi di ventilazione per una depressurizzazione sicura in caso di disastro e 24 non dispongono di una sala di controllo di emergenza. Situazioni, insomma, a dir poco allarmanti. In particolare, a finire nelle mire della commissione è stata la Francia, che ospita quasi la metà delle centrali. E che non l’ha presa molto bene. 
Superficiale l’analisi e tiepide le raccomandazioni, ribattono molte associazioni ambientaliste fra cui Greenpeace. Il problema è ben più grave e meriterebbe un intervento tempestivo: “ Non sorprende che gli stress test abbiano mostrato criticità – dice Giuseppe Onufri, direttore esecutivo di Greenpeace Italia – il nucleare è intrinsecamente insicuro e incidenti, malfunzionamenti e problemi capitano di continuo. I governi dell’Unione dovrebbero agire rapidamente per chiudere subito gli impianti più vecchi e pericolosi. I capi di Stato e di Governo dovranno discutere delle valutazioni della Commissione sugli stress test a Bruxelles il 18 e 19 ottobre: chiediamo decisioni verso una progressiva chiusura del nucleare, anche nell’ottica della Roadmap 2050 dell’Ue che prevede una larga prevalenza delle fonti rinnovabili per la metà del secolo”. 

Ma quali e dove sono centrali e reattori a rischio? Alcune fioccano davvero a due passi dall’Italia e sono fra le peggio messe, secondo le indagini di Greenpeace. Vale a dire, mostrano tutti e cinque i fattori di rischio. 
Un reattore nel sito di Mülheberg, in Svizzera, per esempio, a 180 km circa dal confine italiano. 
Due alla celebre Fessenheim, in Francia (circa 340 km), dov’è ancora caldo il ricordo dell’incidente d’inizio settembrte. 
Quattro a Cattenom, sempre in terra transalpina ( 600 km). 
Due a Gundreminngen, in Germania ( 300 km da Vipiteno) e una a Krsko, in Slovenia, ad appena 190 km da Trieste. Davvero alle porte. 
Le altre centrali sotto accusa sono Temelin in Repubblica Ceca, Mochovce in Slovacchia, Thiange e Doel in Belgio, Wylfa nel Regno unito, Ringhals in Svezia, Almaraz in Spagna e Gravelines, ancora in Francia.

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