mercoledì 8 agosto 2012

Schwazer in conferenza stampa: sono andato in Turchia a prendere l’epo

Schwazer durante la conferenza stampa

BOLZANO- Patetica conferenza stampa di Alex Schwazer stamane in un hotel di Bolzano. Ha parlato a lungo, ha tentato di spiegare, non è riuscito a spiegare. Ecco quello che ha detto: “Posso dire che ho sbagliato, altro non so direHo passato tre anni molto difficili come atleta. Chi segue questo sport sa che non sono stato bene. Nel 2010, dopo gli Europei, ho pensato di smettere. L'anno scorso dovevo prendere delle decisioni. Con le Olimpiadi davanti non sono stato più lucido con la pressione che mi sono fatto da solo, e le aspettative che avevo di tornare molto più forte di prima, non ho saputo dire di no a doparmi per le olimpiadi 2012. Mi dispiace a dir poco. Io vorrei solo chiarire le cose come sono state veramente le cose: ho preso questa decisione da solo e ho deciso di non dirlo a nessuno, nè alla mia famiglia, nè alla mia fidanzata nè ad alcun altro; era una cosa mia e non volevo mettere nei guai nessuno. Io mi sono infornato su internet, su internet si può trovare tutto. Sono andato in Turchia ad Antalaya, ho preso l’epo in famacia senza ricetta e con 1500 euro e sono tornato in tre giorni. Il farmacista mi ha dato quello che volevo. Per me è stato un momento bruttissimo, non avevo mai fatto uso di sostanze dopanti, acquistare queste cose è stato difficile. Poi mi sono allenato normalmente come sempre; il 13 luglio avevo un controllo antidoping e poi ho cominciato a fare le iniezioni di eritropoetina. Queste tre settimane sono state le più difficili della mia vita, ogni giorno dovevo dire le bugie alla mia fidanzata, ogni giorno aspettavo un controllo antidoping. Poi mi sono ammalato perché ho continuato ad allenarmi. Non è vero che non sono andato alla 20 chilometri per doparmi, mi sentivo distrutto da tutte queste giornate che erano diventate un incubo. Il 29 luglio mi sono fatto l’ultima iniezione e sono tornato a casa perché dovevo prendere la tessera sanitaria e un paio di scarpe da gara; il giorno dopo hanno suonato a casa mia e sapevo che era il controllo antidoping, non avevo la forza di dire a mia madre di non aprire o che non c’ero (lo potevo legittimamente fare). Ma non avevo più la forza, volevo che finisse tutto e poi ha passato una settimana terribile e poi è uscita la notizia. E io per primi l’ho detto ai miei genitori e alla mia fidanzata.
Ho buttato via tutta la mia vita (piange) ma in fondo sono contento perché è finita e posso ricominciare una vita normale. Alla mia fidanzata avevo detto che quelle fiabe erano di vitamina B12 e mi vergogno tanto, ma lei in questa cosa non c’entra niente, lei ha i suoi programmi e decide; a giugno ha deciso di continuare, da luglio si allena.
Conosco il dottor Ferrari,ma non è vero che mi sono dopato da lui nel 2010. Io l’ho contattato nel 2009, nel 2010 gli ho chiesto consigli tecnici in allenamento e basta. E tutti i controlli antidoping in quel periodo sono stati negativi. Non ho più sentito il dottor Ferrari dal 2011, quando è uscito il “casino” dei ciclisti”.
“non ho detto nulla all’allenatore per non metterlo nei guai e per vergogna e mi sono dopato perché non ce la facevo più. Qui in Italia non ho contattato nessuno perché qui nessuno può passare inosservato: sono andato all’estero per questo. In Turchia non serve la ricetta medica, basta pagare. E ho pagato”.
Io ero stufo, non ce lo facevo più. Voglio tornare a casa tutti i giorni e trovare la mia fidanzata, fare un lavoro normale. Non ho più voglia di essere giudicato per una sola prestazione. Non avevo più voglia di allenarmi giorno dopo giorno, solo faticare, mi veniva la nausea. Invece a Carolina il suo sport piace. Questa è la nostra differenza”.
Schwazer rivolge un appello ai più giovani, agli atleti che sognano l'oro olimpico che lui conquistò a Pechino: "Spero di poter essere dopo tutto questo, comunque, un esempio per i giovani, ovvero per non fargli fare questi errori. Posso dire solo agli altri, ai giovani, di non farlo, di non doparsi e di non chiedere di più a se stessi. La gente deve capire di vivere, senza sensi di colpa se si esce per una birra o se si perde un'ora di sonno. Per correre sereni serve altro: non si deve fare per forza 5 ore di allenamenti, 3 ore di alimentazione e 15 di sonno. Questo è stato un mio errore: prima di Pechino invece ero molto più sereno e uscivo spesso con la fidanzata. Ho a casa quattro medaglie, ma la vita è tutt'altro. E' assurdo perdere parenti e amici per andare piu' forte in una gara". 

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