venerdì 17 agosto 2012

Gli stati sudamericani si riuniscono per discutere il caso Assange



Gli inglesi: nessun accordo segreto con gli Usa per estradarlo, ma dall’ambasciata ecuadoregna non potrà muoversi, altrimenti lo arrestiamo. Rischia di rimanere rinchiuso lì “per sempre”

L'ambasciata dell' Ecuador a Londra


QUITO - Gli organismi internazionali del Sudamerica si riuniranno nei prossimi giorni per esaminare la questione dell'asilo politico concesso dall'Ecuador a Julian Assange e la reazione della Gran Bretagna. A Guayaquil in Ecuador si riuniranno sabato l'alleanza bolivariana per le Americhe (Alba, governi di estrema sinistra anti-Usa) e domenica l'Unione delle nazioni sudamericane (Unasur). L'Organizzazione degli Stati americani (Osa) deciderà oggi una proposta di riunione il 23 agosto a Washington.
Non c'è alcun accordo segreto con gli Stati Uniti sul caso Assange. Lo ha detto il ministro degli esteri britannico William Hague il quale ha affermato che  la Gran Bretagna non minaccia raid contro l'ambasciata dell'Ecuador dove Julian Assange ha ottenuto l’asilo. "Siamo determinati a portare a termine il processo di estradizione", ha detto, ribadendo che l'asilo politico non deve essere usato per aggirare un procedimento giudiziario.
L'Ecuador ha concesso ad Assange l'asilo sulla scorta del fatto che, se estradato in Svezia, non ci sarebbero garanzie che l'australiano non possa essere trasferito negli Usa per rispondere ad accuse di aver diffuso segreti di stato.
Se la Gran Bretagna impedirà a Julian Assange di uscire dall'ambasciata ecuadoregna a Londra il capo di Wikileaks farà ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia. Lo ha detto l'ex giudice spagnolo Baltasar Garzon che guida il team legale dell'australiano.
Quanto a Julian, che ha appreso della decisione ecuadoregna nell'ufficetto-dormitorio che da due mesi è diventata la sua 'cella', ha salutato con soddisfazione la "significativa vittoria", ma messo in guardia i suoi sostenitori: "Le difficoltà cominciano adesso".
Il braccio di ferro con Londra potrebbe durare a lungo, le vie di uscita per Assange sono poche e hanno costretto gli esperti ad arrampicarsi sugli specchi: Quito potrebbe nominare l'australiano ambasciatore all'Onu, o chiuderlo in una valigia diplomatica accompagnata da corriere, oppure Assange potrebbe uscire dall'ambasciata mascherato, magari da donna, e dileguarsi nei vicini grandi magazzini Harrods. Secondo Sir Christopher Meyer, ex ambasciatore britannico a Washington, l'Ecuador e il capo di Wikileaks "si sono messi in un angolo". Come il cardinale Jozesf Mindszenty nell'ambasciata Usa a Budapest, Assange potrebbe dover restare "in eterno" nella stanzina al primo piano dell'ambasciata in cui è confinato da due mesi, ha detto Sir Christopher, e non è una buona soluzione per lui né per i suoi ospiti.

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