domenica 11 marzo 2012

L’ingegnere ucciso in Nigeria: Monti alla camera ardente a Gattinara. Il ministro Terzi: basta diatribe politiche


ROMA. - Basta "diatribe politiche" fatte sulla pelle degli italiani, dal caso dei maro' in India, fino al tragico blitz in Nigeria. L'appello alla responsabilita' e' del ministro degli Esteri, Giulio Terzi. "Non vogliamo assolutamente accettare che questi episodi diventino un elemento per le quotidiane illazioni o per le quotidiane diatribe che ogni tanto si sviluppano nel nostro Paese -  ha affermato il titolare della Farnesina - quando si sviluppano si possono sviluppare su altre cose, non sulla pelle dei nostri connazionali che sono a rischio". "Noi - ha sottolineato Terzi - trattiamo questi casi, nei rapporti con i nostri organi di intelligence e con gli altri ministeri, con profonda consapevolezza dei rischi che i nostri connazionali corrono".
Il presidente del Consiglio, Mario Monti, è oggi a Gattinara alla camera ardente allestita per Franco Lamolinara nel municipio. Il premier rendera' omaggio alla salma dopo aver gia' sentito nella giornata di ieri la vedova di Lamolinara per esprimerle le condoglianze. Il presidente del Consiglio sarà oggi in Piemonte, poiché lunedì pomeriggio, quando sono annunciati i funerali dell'ingegnere, sarà impegnato a Bruxelles per l'Eurogruppo. 
            
                     COLPO LETALE ALLA TESTA, A SANGUE FREDDO
L'ingegnere Franco Lamolinara - ucciso con il collega Chris MacManus nel blitz che avrebbe dovuto liberarli - e' stato raggiunto da quattro colpi: quello mortale alla testa. E' il primo risultato dell'autopsia eseguita dal professor Paolo Arbarello presso l'Istituto di medicina legale della Sapienza. I colpi sono stati sparati "da un'arma a canna lunga", sicuramente "da distanza ravvicinata" ma senza accostare la canna al capo. Sembra quindi prendere consistenza l'ipotesi che a far fuoco sugli ostaggi siano stati i terroristi al momento dell'irruzione delle 'teste di cuoio'. Nel corso dell'autopsia gli esperti hanno inoltre recuperato alcuni frammenti dei proiettili che ora saranno esaminati dai carabinieri del Ros per tentare di individuare con certezza il tipo di arma che ha sparato. Quel che e' certo e' che ostaggi sono stati uccisi a sangue freddo, in un bagno. Cosi', secondo un testimone, era stato ordinato ai rapitori in caso di blitz. Hauwa, la moglie di un custode dello stabile in cui erano tenuti i due ostaggi, ha raccontato: "Erano tutti nel salone del compound quando le mura hanno tremato per un'esplosione, alcuni sequestratori sono stati uccisi dai proiettili penetrati nella stanza". "Poi lo scontro a fuoco si e' intensificato e due uomini hanno sospinto gli ostaggi nel bagno. Ho sentito dei colpi e sono fuggita, non so come ho fatto a sopravvivere".


                                           “RIVENDUTI” PIU’ VOLTE
La custode ha anche fatto sapere che Lamolinara e McManus si trovavano da dicembre nel covo di Sokoto, nel nord-ovest della Nigeria, ipotesi che conferma le indiscrezioni che dal 12 maggio 2011, il giorno del rapimento, gli ostaggi siano stati trasferiti in diverse localita' in Nigeria e 'rivenduti' piu' volte prima di finire nelle mani degli ultimi sequestratori. Altri particolari sono poi arrivati dai servizi segreti locali che hanno interrogato il commando di cinque terroristi che teneva in ostaggio i due.
  Questo avrebbe avuto l'ordine di ucciderli nel caso di un blitz per la loro liberazione. Nel corso dell'interrogatorio, riportato dal quotidiano nigeriano The Nation, uno degli arrestati ha raccontato le indicazioni ricevute dai capi: "Avevamo l'ordine di uccidere immediatamente gli ostaggi se ci fossimo accorti che le forze di sicurezza stavano circondando lo stabile". Secondo il Daily Telegraph i rapitori avevano deciso di ucciderli e di disfarsi dei loro cadaveri nel deserto. I sequestratori temevano che il cerchio si stesse stringendo attorno a loro dopo che Abu Muhammad, uno dei loro capi, non aveva dato piu' notizie. In effetti Muhammad era stato arrestato martedi' e aveva indicato il covo in cui erano tenuti gli ostaggi e i numeri di cellulare dei loro carcerieri.
  Dalle intercettazioni sarebbe emerso che i rapitori erano in agitazione e ormai consideravano i due ostaggi come "un peso".
  Un'altra opzione era quella di "vendere" i due ostaggi ad Al Qaeda nel Maghreb islamico.
Il Servizio di Sicurezza dello Stato (SSS)  ha in custodia cinque militanti islamici sospettati di coinvolgimento nel rapimento. Due degli uomini tra cui Abu Muhammed descritto come il leader del ring, sono stati arrestati prima del tentativo di salvataggio e tre presso il composto in cui il raid ha avuto luogo.

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