mercoledì 7 marzo 2012

I pm: forse un sistema tangentizio lombardo Lega-pdL



MILANO  - Nuovi clamorosi sviluppi per l'inchiesta milanese sulle presunte tangenti al 'Pirellone'. La Procura di Milano, che ieri aveva inviato un avviso di garanzia al presidente leghista del Consiglio regionale della Lombardia Davide Boni, ora ipotizza un vero e proprio 'sistema', che coinvolgerebbe una decina di esponenti della Lega e del Pdl, alleati in giunta, indagati insieme ad altrettanti imprenditori
Vi sarebbe anche un collegamento tra l'inchiesta che ha gia' portato in carcere l'ex vice presidente del consiglio e assessore all'ambiente del Pdl Nicoli Cristiani e quella su Boni. In un recente interrogatorio Nicoli Cristiani avrebbe infatti fornito agli inquirenti elementi che fanno ipotizzare l'esistenza di un meccanismo di corruzione simile nei due partiti se non addirittura una rete di rapporti tra assessori. Gli imprenditori che chiedevano favori, infatti, viene fatto notare negli ambienti investigativi, dovevano necessariamente rivolgersi a diversi assessorati per ottenere una corsia preferenziale per le loro pratiche.
Secondo i magistrati parte delle mazzette che sarebbero state promesse o incassate da Boni e dal suo collaboratore Dario Ghezzi sarebbero state utilizzate per iniziative elettorali tra il 2008 e il 2010. In particolare i soldi sarebbero stati utilizzati per iniziative nel comune di Cassano d'Adda ma non solo: la somma complessiva delle tangenti date o promesse viene infatti calcolata in circa un milione e seicentomila euro. I vertici regionali della Lega, sempre secondo l'ipotesi d'accusa, sarebbero stati consapevoli della natura illecita dei finanziamenti che venivano utilizzati per le campagne elettorali. Entrambe le inchieste, quella su Nicoli Cristiani e quella su Boni, sono coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini.
Umberto Bossi e Davide Boni
Davide Boni avrebbe proclamato la sua "estraneita'" alle accuse di corruzione, mosse dalla procura di Milano, e, nel faccia a faccia con Umberto Bossi, avrebbe messo a disposizione del segretario federale della Lega Nord l'incarico di presidente del consiglio regionale lombardo.
  
Secondo quanto si apprende, il capo padano ha respinto le dimissioni e gli avrebbe detto "vai avanti"

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