giovedì 8 marzo 2012

Gli indiani hanno tentato di far scendere dalla Enrica Lexie anche gli altri quattro marò. Richiesta respinta

La Enrica Lexie sorvegliata dalla marina indiana

KOCHI - Ieri si sarebbe verificato un tentativo di pressione sui quattro marò rimasti dopo l’incidente a bordo della Enrica Lexie, tuttora ancorata a 10 miglia da Kochi. Gli inquirenti indiani, per interrogarli, avrebbero voluto che scendessero a terra. La nave è stata di nuovo perquisita, per acquisire i dati della scatola nera. Invito respinto, mentre l’armatore viene sollecitato a chiudere la partita delle fideiussioni richieste dai giudici per garantire i risarcimenti: obiettivo, alzare le ancore e tornare subito in Italia.

La situazione dei nostri marò prigionieri a Trivandrum, India del Sud, è delicatissima e ci vuole cautela e sensibilità per non esarcebare di più l’opinione pubblica indiana e conseguentemente, la classe politica locale, impegnata nelle elezioni, imminenti, e dunque molto sensibile agli umori dell’elettorato
I marò sono di fatto reclusi nelle stanze di un ex ospedale, all’interno del carcere destinato tempo fa a ospitare i vip della politica nei guai per vari motivi. «Le facilitazioni concesse ai soldati possono essere revocate in qualsiasi momento, noi siamo rimasti qui a vigilare che non succeda. L’accelerazione imposta dalle autorità locali martedì notte, con il tentativo fallito di trasformare i marò in detenuti comuni, è un fatto grave. Detto questo non possiamo dimenticare il lutto, che appartiene anche a noi, per i pescatori indiani uccisi e anche noi vogliamo sapere la verità, qualunque essa sia» ha detto
Il sottosegretario de Mistura.

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