venerdì 17 febbraio 2012

La ragazza violentata a L’Aquila: “Mi volevano uccidere”. E’ suo il sangue trovato sulla camicia e sulla mano del soldato inquisito


L’AQUILA - Si aggrava la posizione del giovane militare sospettato di aver stuprato una ragazza. Sono infatti della giovane studentessa, presunta vittima della violenza, sangue e tracce biologiche trovate su camicia, mano e braccialetto da polso del maggiore, 21enne originario dell'Avellinese, di stanza al 33esimo reggimento artiglieria Acqui, iscritto sul registro degli indagati da ieri. Emerge dai primi risultati degli esami del Ris di Roma.
Avrebbero invece chiarito alcuni passaggi, apparsi contraddittori, della loro deposizione fornita nella giornata di domenica, ribadendo l'estraneità ai fatti, gli altri due militari indagati, ascoltati stamani dal pm David Mancini, titolare dell'inchiesta sullo stupro. E' quanto emerge da fonti interne al 33/o reggimento artiglieria Acqui.
"Ho capito che potevo morire. Quelli mi volevano uccidere". Cosi' la studentessa di Tivoli (Roma) si e' confidata alla madre, dopo aver subito sabato notte al di fuori della discoteca "Guernica" di Pizzoli (L'Aquila) la "brutale" violenza sessuale che la vede ancora ricoverata nel reparto di ginecologia del "San Salvatore" dell'Aquila dopo aver subito un delicato intervento chirurgico nelle parti intime.
La conferma della dichiarazione e' arrivata dall'avvocato Enrico Maria Gallinaro che assiste la ragazza "dall'orribile vicenda che l'ha fatta diventare un oggetto. La natura e la gravita' delle lesioni riportate dalla giovane rendono il quadro indiziario estremamente grave. La mia assistita e' stata abbandonata semi nuda e gravemente ferita, alle tre del mattino, in un parcheggio, nella neve e nel ghiaccio. E' stato un miracolo che si sia riuscita a salvare. Le lesioni riportare - ha aggiunto il penalista romano - sono gravissime e sono ovviamente documentate. La priorità in questo momento e' nel recupero psicofisico della mia assistita, dopo viene il resto. Confidiamo nel rispetto di tutti, nel buon operato della magistratura". 

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