lunedì 9 gennaio 2012

Il duplice assassinio di Roma: emesso un decreto di fermo per due maghrebini, uno di 30 e l'altro di 20 anni, per ora irreperibili

ROMA - Due maghrebini, i sono ricercati in Italia e all'estero per l'agguato del 4 gennaio scorso aTorpignattara, costato la vita al cinese Zhou Zeng e alla bimba di 9 mesi che l'uomo aveva in braccio.Il primo ha 30 anni e precedenti per rapina, furto e ricettazione. L'altro, ha venti anni ed è incensurato. 
Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, l'aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Anna Maria Teresa Gregori hanno firmato il decreto di fermo per duplice omicidio. A carico dei due maghrebini ci sarebbero "prove rilevanti". Stando agli accertamenti scientifici, papa' e figlia sono stati raggiunti da un solo colpo di pistola, calibro 9: la piccola alla testa e il padre allo sterno. 
 I due, rapinatori non professionisti, dopo gli omicidi presi dal panico, avrebbero lasciato inconsapevolmente tracce un po' ovunque, abbandonando lo scooter e i loro caschi e lasciando le due borse sottratte davanti a un casolare a due chilometri dal luogo del delitto. Una delle due borse abbandonate, quella della donna, era vuota, mentre l'altra era quella del marito conteneva 16mila euro in banconote macchiate di sangue. Ma i rapinatori sarebbero stati ripresi anche da alcune telecamere durante la loro fuga, una di queste telecamere li avrebbe ripresi alla Stazione Termini. 
Il più pericoloso doveva essere fuori dall'Italia. Ha trent'anni, precedenti per rapina, furto e ricettazione ed era stato già arrestato in passato e condannato e dopo aver scontato la pena avrebbe dovuto lasciare l'Italia.  Ma come accade di regola in casi del genere, non ha obbedito all’ordine di allontanamento dal nostro Paese e ha proseguito la sua carriera criminale nella periferia romana. Sulla sua identità non esistono dubbi: nella borsa, sul motorino, persino sul telefonino di Lia Zheng, sono rimaste le stesse impronte digitali che depositò la prima volta che finì in manette. Il suo presunto complice ha vent’anni, anche lui è marocchino e nello schedario interforze del Viminale non ci sono le sue impronte digitali. Significa che non ha precedenti penali. E a inchiodarlo, finora, c’è soprattutto un dato di fatto: è l’amico inseparabile del pregiudicato che ha rovistato nella borsetta. 

I carabinieri del Comando provinciale sanno tutto di loro, hanno le fotografie. 

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